
Brennan e Dale, ormai raggiunta la soglia dei 40 anni, vivono ancora con rispettivamente la madre e il padre, senza lavorare. Quando i due genitori si incontrano e decidono di sposarsi, i due diventano così fratellastri, e si troveranno a dover condividere non solo la camera da letto ma anche la vita assieme. Come due bambini, ne combineranno di tutti i colori, dapprima non andando d’accordo e rovinando la pace e la tranquillità dei loro genitori, quindi scoprendo di avere più cose in comune del previsto, e combinando così ancora più guai.
Step Brothers fa indubbiamente ridere, perchè i due attori riescono ad interpretare magnificamente il ruolo dei due ‘bamboccioni’, vagamente ritardati o emotivamente instabili, incapaci di relazionarsi col mondo circostante, strappando ben più di un sorriso: l’infantilismo portato agli estremi e le loro facce assurde li rendono due maschere comiche irresistibili. Andando oltre, il film impugna il concetto della difficoltà del distacco, da parte di due persone che hanno subito dei traumi nell’adolescenza, da quelle che sono le sicurezze di quando si è piccoli (i propri genitori, che danno la paghetta e pensano ad ogni cosa) e dai sogni irrealizzabili (il voler essere un dinosauro rende bene il concetto a fine film) per passare ad una vita rigida e ambiziosa come quella del fratello di Brennan, che è felice (o crede di esserlo) vendendo elicotteri e facendo soldi a palate.
Ma alla fine i buoni propositi dei due trionferanno sul cinismo, o forse sull’incapacità di vedere il bambino dentro di sè, degli altri. Una commedia simpatica e abbastanza originale.